Prendete due cinefili, portateli 15 giorni in mezzo alla natura che pure amano. Verso il 10° giorno il maschio della coppia inizia a vagheggiare di sale buie, trailer, aria condizionata troppo alta. La femmina, in cui la natura esercita maggior richiamo, lo rimprovera e gli passa il solare. Ma anche in lei si fa strada un certo desiderio di immagini in movimento formato extra, volume altissimo come a casa non puoi mai tenerlo. L’aria condizionata le manca meno a dire il vero, ma visto che fa parte del pacchetto, prenderebbe anche quella.
Il 15° giorno la malinconia del rientro bilancia la felicità di tornare un posto in cui ci sono molte sale buie e, dato che è estate, quasi "personali".
La programmazione potrebbe essere migliore ma, vista l’astinenza, non stiamo a fare i difficili.
Comunque qualcosa di buono salta fuori.
Film n. 1
Don't fear the end of the world,
fear what happens next.
Pandorum, che scopro essere un horror quando sono già seduta in sala (il cinefilo di cui sopra lo ha spacciato per pura fantascienza finché non era troppo tardi), merita un bel sette.
Il titolo, a parte i richiami natalizi che evoca in noi italiani golosi, cerca maldestramente di mascherare un plagio (Pandora è il pianeta abitato dagli Avatar). E un po’ traccia il destino della pellicola che è molto interessante ma non arriva a diventare un grande film. Peccato perché Ben Foster è convincente (e professionale: si vocifera che abbia preteso insetti vivi per la scena in cui la biologa lo sfama) e davvero meritevole è il montaggio alternato in cui lo spettatore trova, emozionandosi, il bandolo della matassa.
Con chi l’ha già visto, mi piacerebbe confrontarmi su alcuni spunti che mi aspettavo trovassero sviluppo prima del finale e che non scrivo qui per non rovinare la visione agli altri.
Posso però dire che si parla di ipersonno, perdita della memoria e conseguente disorientamento, di quei terrificanti attimi in cui la tua mente ti tradisce e non sai più a chi puoi credere (consigliato quindi a tutti i fan di Memento, sconsigliato ai claustrofobici).
Notevole il ritorno del tema già trattato in “The road” (vedi post 19 giugno) ovvero il cannibalismo come soluzione estrema alla scarsità delle risorse.
E se compito dell’arte è anche quello di portare sulla scena temi che il resto della società preferisce ignorare, speriamo che qualcuno sia in ascolto.
(to be continued)