lunedì 24 gennaio 2011

Di pianoforti, tappeti e pive nel sacco

F. e M. non se la passano proprio bene.
La parola "crisi", sulla bocca di tutti quasi come un intercalare, per loro ha un significato ben preciso. Questo significato è un'immagine. Lo scomparto del portafoglio dedicato alle banconote vuoto, non sempre a fine mese.
F. e M. vivono da sole, ognuna nella sua casa. Lavorano a stipendio ridotto, ma possono dirsi ancora fortunate perché certi colleghi non lavorano più.
Un giorno, all'unisono, ognuna nella sua casa e ognuna immersa nelle sue elucubrazioni, sono folgorate da quella che sembra una soluzione.
Non la Soluzione, ma una soluzione per tirare un po' il fiato, per mettere qualcosa in banca.
F. pensa di vendere il tappeto che le ha regalato la sua prozia. Non è troppo antico, ma è pregiato (almeno così disse la prozia) ed è ben tenuto.
M. pensa di vendere il pianoforte che tecnicamente è ancora a casa dei suoi ma di fatto appartiene a lei. Non è un pianoforte a coda ma è un bel pianoforte, in buono stato ed è tedesco.
Entrambe concludono che, male che vada, avranno duemila euro in cambio.
Il titolare del più prestigioso negozio di pianoforti della città dice a M:
"Duecento euro".
Duecento euro!!! Ma è tedesco!
"Spiacente, i migliori pianoforti sono quelli che provengono dalla Repubblica Ceca. Duecento euro o niente."

Ad F. va anche peggio perché il venditore arabo di tappeti in centro, un uomo dal bell'aspetto e dal bell'eloquio condito con accento esotico, trattiene il tappeto in conto vendita e le chiede cinquanta euro per il lavaggio.

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