sabato 3 luglio 2010

Una famiglia un po' allargata

C'è un amico  che in questi giorni vive e dorme con noi. Ci sono anche due puffi spagnoli e la loro mamma. C'è un casino in giro che neanche i Simpson quando avevano arrestato Marge e mettevano tutto sotto i tappeti e alla fine surfavano sulle onde di tessuto per andare da un punto all'altro della casa.. C'è sempre qualcuno da aspettare quando si esce: chi ha dimenticato il cellulare, chi gli occhiali, chi il peluche, chi il ciuccio, ecc. ecc.
E non crediate che di notte la situazione sia più tranquilla. Qualcuno russa (qualcuno che ho sposato e che per ragioni di spazio dorme in sala in queste notti), un altro tossisce, qualcuno parla nel sonno. Uno si sveglia e chiede un bicchiere d'acqua, uno a cui io porto l'acqua perché è la mia copia e quando avevo la sua età qualcun altro la portava a me...

C'è sempre qualcuno che cincischia con la moka e quindi il caffè è sempre pronto. Ci sono un sacco di cose da dirsi e raccontare e poi si ride anche dei fallimenti di cui, a pensarci da solo, ti viene proprio da piangere.
Guardando questa bella famiglia allargata, penso a quale danno ci hanno fatto e ci siamo fatti abbandonando la vita comune.
Divide et impera.
Spezzato il legame della rete, rinchiusi in appartamenti monofamiliari...li stipiamo di elettrodomestici, oggetti, vestiti per dimenticare il vuoto. Ma il vuoto non si dimentica. Lo si può solo colmare di voci, risate e sorrisi. Non conosco altro modo e...scusate devo andare a sedare una lite per il cartone animato da vedere. E, ovvio, devo portare un bicchiere d'acqua al più piccolo dei puffi.

3 commenti:

  1. Naturalmente volevo essere lì con voi anche prima di leggere questo post...ora di più.
    E' un potere che hanno i bambini: farti capire che non importa cosa chiami famiglia, non importa se ci siano legami formalizzati davanti a un dio o se semplicemente si beva allo stesso bicchiere, la cosa importante è essere in tanti, dividere cose e spazi (che poi è anche moltiplicarli), avere sempre qualcuno a cui chiedere o portare dell'acqua, avere sempre qualcuno a cui chiedere di raccontarti una storia o magari anche solo una tosse che ti tenga compagnia nelle notti in cui non dormiresti comunque

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  2. E'molto bello quello che hai descritto. Invidio questo tipo di convivialità, di condivisione. Ma so anche che... io, ad esempio, non ne sarei capace. Vedi, non credo sia solo una questione di "danni che ci hanno fatto". Un po' sì, sicuramente su qualcuno il tipo di società, di messaggi che arrivano ha influito. Ma in altri casi, dipende dal carattere, dalla personalità.
    Se io non avessi famiglia, amici, fantastiche nipotini-e acquisiti-e :-), cani, ecc da amare e che mi amano, non avrebbe nemmeno senso vivere. Non avrebbe senso niente. Per me è fondamentale sapere che ci sono, che sono lì... Allo stesso modo in cui io ci sono per loro.
    Però viverci sempre... ecco, io finirei al manicomio! :-)
    Un tempo me la raccontavo diversa. Mi raccontavo che desideravo esattamente il tipo di vita che descrivi tu, Sara. Oddio, io (come sai :-) ) lo immaginavo ancora più stile Doris Day...
    Poi ho dovuto ammettere che non era così. Questione di carattere. (Ma per capire il carattere che hai ci vuole tanto di quel tempo...)

    PS= sono stata un po' al mare... Ora mi rimetto a lavorare a "quel che tu sai" (che messaggio criptatissimo! ;-) )

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  3. grazie. per la vostra sincerità e la spontaneità. io credo moltissimo nella famiglia di elezione, chiamiamola così. può includere la famiglia naturale, ma non coincide necessariamente. è il posto in cui mi sento più a mio agio nel mondo. e secondo me l'importante per ognuno di noi è capire, non importa quanto tempo ci voglia..
    spesso ipotizziamo di comprare una casa in tanti e di fare della tribù il nostro modo di vivere, puntualizzando che devono esserci degli spazi "privati" per ognuno...
    però che vuoto quando, nello stesso giorno, sono partiti tutti

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