lunedì 12 aprile 2010

Berlusconi è un infelice - parte II

E infatti non a caso di tutto quel che si dice del Cavaliere, questa è l’unica cosa che fans e detrattori omettono. Non si dice perché ammettere che Berlusconi è un infelice e che più che al carcere sta tentando di sfuggire alla paura, è l’inizio della fine del sistema in cui viviamo, la fine di Matrix la terribile matrice del mondo come lo conosciamo, magistralmente raccontata nell’omonimo film dai fratelli Andy e Larry Wachowski (prima che impazzissero).

Probabilmente dire la verità non significherebbe risolvere il conflitto d’interessi, sconfiggere il monopolio dell’informazione e avere la meglio in tutte quelle battaglie come i democratici e le persone di buon senso si augurano. Significherebbe altro: vincere la guerra, smontare i meccanismi del fascismo dei consumi di cui parlava Pasolini, liberarsi dalle sue malie, poter annientare la creatura delle creature di Berlusconi e dei suoi amici.

Siamo noi l’olio che manda avanti l’ingranaggio perché siamo sicuri che dalla felicità ci separi sempre e solo un acquisto.
Poi, sarà nostra. Sarà nostra perché ostenteremo un alto tenore di vita, avremo belle case, guardaroba eleganti, multiproprietà per le vacanze, il naso perfetto, glutei sodi, una marea di amici e donne o uomini.

E allungare un po’ lo sguardo per vedere chi questa corsa all’oro l’ha già vinta può essere pericoloso quasi quanto un atto terroristico, nel senso letterale del termine cioè: seminerà terrore.
Soffermarsi sull’immagine di Berlusconi – e farlo una volta tanto non per ridere della bandana, della dentiera, dell’impianto tricologico, non per dire è un nano, è un inviato del maligno sulla terra, ecc. -, rimanere lì, su una foto qualunque che lo ritragga, senza ripiegare sullo scherno, la beffa, la battuta, cogliere dietro l’onnipresente sorriso una smorfia di dolore per non avercela fatta a disperdere il tarlo, vuol dire ammettere che stiamo correndo per niente, pensiamo di trovare avanti quello che ci siamo lasciati molto indietro.

“Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte”. Concludeva così la sua Lettera da Firenze Tiziano Terzani, un uomo che nella corsa all’oro, l’oro vero, era molto ben piazzato.

1 commento:

  1. ora ci siamo! è quello che non ha capito la sinistra, che continua a fare campagne elettorali per tutelare il benessere economico di un popolo che ha tre automobili a famiglia, cambia modello di cellulare una volta al mese e non rinuncia all'antenna satellitare, all'abbonamento sky, alla cena fuori, allo shopping compulsivo, insomma di un popolo che di fondo agogna essere come il premier. bisognerebbe invece fare una campagna elettorale in cui si offre alla gente quello che non ha: la capacità di liberarsi dalla depressione, dagli psicofarmaci, dall'isteria, dalla frustrazione, dall'egoismo. non facile, certo, ma non credo fosse facile per gli illuministi capire, ideare e proporre ciò che hanno proposto all'epoca.

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