sabato 17 aprile 2010

Il sintomo

"Facebook is not the disease, it’s just one of the symptoms."(Charlie Pratt)

Perché una malattia in giro c’è, questo è chiaro.
Ho da tempo cancellato il mio account su facebook in una lotta personalissima e donchisciottesca contro la superficialità.
Avevo aderito per curiosità.
Ho ritrovato compagni di scuola delle elementari “toh, guarda S. si è sposata”, “eh ma O. è sempre uguale!”, “D. ha un figlio” (questa notizia appresa con meno entusiasmo perché D. non era proprio un compagno di scuola).
Avevo spesso il polso della situazione esistenziale delle mie più care amiche (quasi tutte lontane) A G. fa male la schiena, E. è depressa perché il capo è uno stronzo, P. si prepara a uscire (beata lei che non va di fretta visto che riesce a postare nel frattempo), ecc. ecc.

Poi è subentrata la noia e quindi l’irritazione.
L’esistenza di un cretino (che già appariva tale quando ci incontravamo perché abitavamo nella stessa città) su facebook diventa insostenibile. Nella prima settimana mi aveva riempito dei 15.000 test più stupidi sulla faccia della terra, mi aveva chiesto di aderire a 3800 cause tutte condivisibili - tranne una petizione per portare belen rodriguez nella sua doccia, poverina – ma che non avrebbero sortito alcun effetto.

E mentre rifiutavo tutte queste richieste, pensavo alle grasse risate di chi ha le mani in pasta o nell’acqua potabile o nelle scorie e via dicendo: “bravi, bravi giocate col computer che alle cose serie ci penso io.”

Ebbene è stato troppo. Dopo tre mesi di appartenenza a facebook, quello che sapevano di me gli altri era: che il 20 dicembre 2008 ero estasiata dalla neve (perché non immaginavo neanche quanta ne avrei vista quest’anno), che ero iscritta al club dei dipendenti da caffè, che ero mamma (perché la foto da me scelta per il profilo mi ritraeva insieme al pargolo).

Quello che gli altri presumevano di me, grazie ai test sulla vita altrui mandati in giro dal cretino, è che per tradire il mio compagno preferirei Jude Law a Gerard Depardieu (sbagliato), che se dovessi truffare lo stato cambierei i voti nella pagella di mio figlio (falso, mi piacerebbe diventasse chef o rugbysta, mi disinteresserò della pagella), che dovendo trasgredire farei follie con l’istruttrice di merengue (anche qui errore, chi ha tempo per il merengue?).

Insomma cos’è facebook e, soprattutto, perché? Come direbbe una popolare canzone, “Cosa ti manca? Cosa non hai?”.

1 commento:

  1. che emozione sentire che qualcuno esce da facebook! come quando qualcuno mi dice 'ho smesso di fumare', o quando scopro che malcom x prima di diventare malcom x spacciava, o ancora quando un turista si accorge che ci sono azioni più spirituali che andare a vedere la sindone e tornarsene a casa contento con la faccia insanguinata di Cristo su di una maglietta!

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