Sa cosa penso dell’amore, commissario? Che c’è un enorme equivoco. Quando qualcuno si dice in cerca dell’amore o quando si è soli e si ripensa ai giorni in cui c’era amore, sono poche e molto banali le scene che arrivano alla mente. Passeggiate in riva al mare o nei boschi, comunque mano nella mano, notti di sesso appassionato, cene romantiche e altre cose di questo genere. Non è forse vero, non è così che hanno colonizzato il nostro immaginario con la letteratura dei ciarlatani e dei farisei dell’arte? Quello che invece non ci raccontiamo ma vogliamo dall’amore è un ascolto assoluto. Non è qualcosa che somiglia a passeggiate fatte nel sole, piuttosto a confessioni infinite nel buio. Vogliamo qualcuno che stia lì, che non si stufi, che non sia mai sorpreso dalla voglia di essere altrove. Qualcuno che ripercorra infinite volte con noi gli angoli della nostra anima che ancora ci spaventano, che ci prenda per mano, una volta, due, tre e ancora e ancora. Tutte le volte che avremo bisogno. Questo è veramente irresistibile, alla persona che abbia il coraggio e la pazienza e la fibra di fare questo non sapremo rinunciare mai.
Il tavolo è loro. Là sopra si riuniscono, stringono mani e affari, sorridono insinceri. Sotto il tavolo è il nostro posto, il posto di noi che a quest'ora dovremmo essere già a letto.
venerdì 16 aprile 2010
Interrogatorio I
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