martedì 13 aprile 2010

Il mio piccolo principe


Hai due anni e sei bellissimo. Anche se ormai sai pronunciare bene la parola “automobili”, continui a chiamarle d’istinto bunbune (dal brum brum onomatopeico iniziale).
Oggi sei salito sullo scivolo del parco dalla scala più ripida e mentre ti tenevi alla corda, gridavi “Lele si arrampica come spaidemmen”.

Dormi con un panda di peluche che ti ha regalato “zia Chiachia” e che ha l’espressione un po’ rassegnata di chi subisce le tue intemperie. Lo guardo a volte e mi chiedo se resisterà alla furia degli anni. La tua voce, no. Cambierà, si trasformerà in quella profonda di un uomo. Mi incuriosisce come sarai, come sarà ogni cosa di te ma questa vocina vorrei in qualche modo trattenerla. Però un nastro o un cellulare non renderanno mai neanche lontanamente l’idea, quindi rinuncio. Del resto ti faccio anche poche foto (con grande dispiacere dei parenti) ma “le foto sono per chi non ha memoria” dice il protagonista di Tra le nuvole. E io concordo. Quello che non avrò saputo trattenere negli occhi, nelle mani, è giusto che sia affidato al fluire delle cose.

Le banconote non significano niente per te. L’altro giorno ce n’era una da 50 euro sulla scrivania (serviva per “la spesa grande”) e te l’ho sottratta appena in tempo. L’avresti presa, colorata con i pennarelli o ridotta in mille coriandoli come fai con gli altri fogli. Non riesci neanche a immaginare che per avere tante banconote come quella si possa uccidere o far cucire palloni ai bambini negli scantinati o sottrarre una persona ai suoi affetti e alla sua casa. O inquinare il mare o avvelenare gli animali di cui adesso ti diverti a imitare il verso o abbracciare e baciare chi non si ama.

Ho sempre avuto un’idea dell’infanzia molto teorica, derivata dal pensiero di Rousseau. Ma la vita vera, la concretezza del tuo esistere me ne ha confermato la validità. Non esiste cattiveria nei bambini, non c’è pregiudizio, né malizia. Un bambino cattivo sta imitando un cattivo modello, cioè un adulto. Nella tua dimensione di pura bontà, conosci il valore delle cose. Niente ti è più prezioso di una piccola festa popolata dai bambini di amici o un girotondo in cui riesci a coinvolgere tutti gli adulti a tiro.

Sorridi spesso, ultimamente proclami “mamma, papà, sono felice”, gridi “ebbiva!” e, quando ascoltiamo musica, batti le mani come un bluesman navigato. Non vuoi mai che gli amici vadano via da casa nostra e immagini che abbiamo più amici di quanto non sia vero. Pensi che dovunque andiamo c’è gente che ci offra da bere e da mangiare. Ignori che la mamma o il papà, alla fine di quelle serate in pizzeria o al pub, mentre ti viene infilato il cappottino, vanno alla cassa a pagare il conto. Mangi quasi tutto. Di “cappivo” oltre il pesce, i broccoli e “la foglia” (che sarebbe l’insalata) esistono nel mondo tutte le cose nere tranne Batman che è “mbono”.

Stamattina mi hai chiamato per mostrarmi tutto orgoglioso come hai istoriato il divano della sala con fregi di gessetto verde chiaro. Quando mi hai visto arrabbiata, ti sarai chiesto il perché e poi ti sei subito proposto per la pulizia. Mi hai tolto la spazzolina di mano e hai dichiarato “puliscio io, ci penso io”.

E a te ci pensiamo noi. Faremo del nostro meglio: continueremo a vedere elefanti ingoiati da boa al posto dei cappelli e il sorriso dello Stregatto quando tutti giurerebbero che quell’arco in cielo è soltanto la Luna.

1 commento:

  1. Confermo: la gioia che irradia il tuo piccolo principe é una luce che scalda il cuore!

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